Logo di Read Meet

Gen Z e libri, questo matrimonio non s’ha da fare

Ho una certa età, ma ricordo benissimo che quando ero adolescente gli adulti si lamentavano di quanto poco leggessero i “giovani”. Quindi, in un certo senso, di crisi della lettura, dei libri, si parla da decenni. Ma è anche indubbio che a supportare questa preoccupazione ci sono i numeri.

Quelli generali, di quest’anno, dicono che nel 2024 si sono persi per strada oltre un milione di lettori e che, soprattutto, questo ha comportato una significativa contrazione del numero di copie di libri vendute e quindi una crisi generale della filiera editoriale.

Una cosa importante: va respinta subito l’equazione crisi delle case editrici uguale crisi della lettura. Intanto perché gli indicatori ancora oggi non sono capaci di leggere, loro sì, il settore del selfpublishing e quello costituito dalle piattaforme di condivisione di opere letterarie. Poi perché il calo di lettori può voler dire semplicemente che la Gen Z non legge, non vuole leggere i libri pubblicati dagli editori. In altre parole, che il problema non si lato utenti ma lato prodotto.

Comunque è indubbio che man mano che si va avanti, e quindi parliamo della parte alta della Gen Z e dei Millennials di fascia bassa, il tempo dedicato alla lettura è sempre meno.

Una interessante ricerca sostiene che nel 1971 il 37% degli studenti affermava di frequentare l’università per migliorare le possibilità di avere un buon reddito e il 63% per crescita personale, mentre nel 2015 queste due percentuali si erano invertite.

È chiaro che se abbiamo studenti concentrati sull’accrescere il proprio reddito futuro, questi studenti saranno meno disposti a perdere tempo con attività che perlomeno apparentemente hanno poco a che fare con questo obiettivo, e la lettura rientra sicuramente fra queste.

Una considerazione ancora più pesante pensando a quante attività deve svolgere uno studente, oggi, e a quanto poco tempo libero abbia.

Però come che sia, è indubbio che la percezione come perdita di tempo per la lettura di libri abbia un ruolo in quello che sta succedendo. Percezione che si sposa ai cambiamenti culturali, per i quali leggere un libro che superi le 200 pagine diventa una impresa quasi insostenibile.

Ma per fortuna non tutti i dati sembrano parlare la stessa lingua. E di fronte alla galleria, impietosa, di numeri che abbiamo citato, ci sono anche delle ricerche per le quali più che un allontanamento dalla lettura, stiamo assistendo a una ridefinizione della stessa.

Una ricerca realizzata da Book Took nel 2022 sostiene che oggi la lettura è più un fenomeno condiviso, sia nei gruppi di lettura sia attraverso i grandi social settoriali o no. Inoltre la stessa ricerca delineava anche il tipo di storia verso la quale tende la Gen Z, cioè con implicazioni sociali molto forti.

Una ricerca condotta dalla National Literacy Trust, dal canto suo, se da un lato confermava la tendenza a vedere nella lettura una attività ludica invece che formativa, sosteneva la presenza di una spinta verso la lettura digitale come sostitutiva di quella cartacea.

Interessante, infine, una ricerca della American Library Association, capace di registrare proprio la spinta verso le piattaforme di condivisione di testi, anche perché la Gen Z sarebbe più delle altre portata a seguire i suggerimenti e le scoperte dei pari età.

Insomma, le tesi e le analisi sono tante, ma tutte tendono a ribadire un dato fondamentale. Non si può parlare di crisi della lettura, quanto di una incapacità di interpretare, per offrire un prodotto adeguato, cosa significa leggere oggi e per la Gen Z in particolare.

Share the Post:

Related Posts