Ma veramente gli uomini sognano di sposare un’IA?

Il cinema, e in parte anche la letteratura, si sono già occupati di questo tema, abbastanza distopico, diciamolo: un essere umano che si innamora del proprio assistente virtuale. E non sarà un caso che nella maggior parte dei casi l’essere umano ha forma maschile. Come se l’arte, cinema e letteratura, avessero saputo ancora una volta anticipare la realtà.

Anticiparla perché è recente il rilascio di una nuova app, EVA AI, che permette di creare un partner virtuale e di averci una vera e propria relazione. Relazione virtuale, ma pur sempre virtuale.

Come funziona l’app? Beh, è molto semplice. Basta iscriversi e cominciare a dipingere le caratteristiche che si vorrebbero trovare in un partner. Rapidamente l’app modella un, non sappiamo come chiamarla, questa “cosa”, anzi, chiamiamola proprio così, modella una “cosa” che ha tutte le caratteristiche descritte. Una “cosa” che cresce e impara giorno dopo giorno realizzando il sogno di chi l’ha richiesta.

Terribile, vero? Probabilmente sì. Terribile nel momento in cui questa “cosa” diventa un sostituto di una persona fisica. Perché se ci pensate bene, un partner virtuale con il quale misurarsi e imparare come comportarsi senza infliggersi ferite psicologiche e, soprattutto, senza dover aver a che fare con le conseguenze, spesso insanabili, di queste ferite, potrebbe avere anche un senso.

Il problema è che questa app la stanno utilizzando quasi sempre uomini, e la stanno utilizzando per creare un partner privo di qualsiasi spigolo, di qualsiasi problematica che non può non arrivare quando si ha a che fare con un altro essere umano. In altre parole, EVA AI non è una palestra ma un rifugio. Ed è qui che la realtà diventa distopica.

VIVA AI ha condotto un sondaggio fra 2.000 utenti maschi e ha scoperto che ben l’83% di loro sarebbe disposto a prendere in considerazione la possibilità di sposare un partner virtuale se fosse legale.

Ne volete sapere un’altra? Bene, nello stesso campione il 78% sta probabilmente creando un duplicato di un precedente partner, un quarto di questo 78% addirittura una copia del proprio partner attuale privo però delle caratteristiche definite irritanti.

Diciamola tutta, sono numeri che fanno pensare e lasciano aperti degli universi abbastanza preoccupanti. Perché cosa potrebbe succedere nella testa di questi uomini nella interazione fra quello che hanno creato e il modello al quale si sono ispirati? E se il modello fosse una persona conosciuta, che tipo di reazioni potrebbe innescare nella realtà aver a che fare con il suo doppio virtuale?

Chiaro, siamo ancora all’inizio di un percorso completamente nuovo, l’abbiamo detto, però sarà il caso di non farsi sorprendere da aspetti non presi in considerazione ma provare a stare avanti a un percorso che, come tutti i percorsi umani, potrebbe anche avere valenze positive. Capire per sfruttare al meglio, ma oggi, non si può non guardare con preoccupazione a qualcosa che sembra già correre più veloce di noi.

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