Ma è possibile diventare dipendenti dalle app di dating?

Avevamo già parlato, in un precedente articolo di come le app di dating si stiano sforzando sempre più di creare dipendenza nei propri utenti. E lo fanno ispirandosi a quella che oggi viene considerata la dipendenza più pericolosa, quella del betting, delle scommesse, di qualsiasi tipo di scommessa.

Ora, niente di nuovo all’orizzonte, è caratteristica di tutto il mondo digitale di fare l’impossibile per trattenere il più tempo possibile gli utenti nel proprio servizio, sia perché quel tempo si tramuta direttamente in denaro, sia perché più tempo si passa e più aumentano le possibilità di spendere soldi.

Questo è il sogno dei grandi player, dei colossi, come Amazon, per citarne uno: avere una proposta così articolata che gli utenti una volta entrati non hanno più bisogno di uscire, perché possono fare qualsiasi cosa dentro quel recinto lì.

È facile capire che c’è un settore nel quale la spinta a creare dipendenza è sempre stata sostenuta con investimenti colossali, ed è quello del betting, delle scommesse.

Nei casinò reali, nei siti di scommesse, tutto è studiato per spingere l’utente a stare dentro la struttura, reale o virtuale, il più tempo possibile.

Secondo Schull le app di dating si sono ispirate per costruire i loro siti proprio al mondo del betting. Tutte le app di dating cercano di spingere gli utenti a usarle sempre più by design, come si dice in gergo, cioè per come sono costruite.

Per esempio, quanto è simile lo swip dentro un’app di dating dal giocare a una slot machine? In tutti e due i casi lo schermo scorre da destra verso sinistra, in tutte e due i casi c’è molta incertezza su quello che verrà fuori. Potrebbe essere una delusione o qualcosa che che ci renderà felici, una perdita o un grande guadagno, umano o monetario, a seconda del caso.

L’aspetto interessante del libro di Schull è di considerare che però le app di dating stanno perdendo la loro scommessa. Perché i dati della crisi sono incontrovertibili, anche se riscontrabili soprattutto per Tinder, che vede tutte le sue metriche in calo, a differenza di altri player.

Però è innegabile che il numero di utenti paganti stia calando e, soprattutto, che il tempo medio trascorso in app sia dimezzato, passando da 100 minuti di media al giorno ai 51 odierni.

Sempre secondo Schull all’origine della crisi più ancora di tutti i fattori che anche nel nostro Blog abbiamo più volte analizzati, stanchezza degli utenti, desiderio di riscoprire gli incontri fisici, la voglia di tornare in presenza dopo le chiusure dovuto al Covid, all’origine della crisi c’è l’incapacità di implementare la dipendenza by design da parte dei grandi player.

In altre parole, le app di dating hanno cercato di copiare i siti di scommesse, ma l’hanno fatto molto male, così male da non essere riusciti ad arginare una crisi dovuta ai tanti fattori descritti poco sopra e anche sistemica, cioè causata dal fatto che ormai le app di dating non sono più una novità.

Share the Post:

Related Posts