App di dating: è sempre più crisi

La crisi delle app di dating spiegata in poche parole: Gen Z, e non solo gli appartenenti a questa generazione, hanno scoperto che invece di passare ore swippando dentro un’app alla ricerca di un incontro è molto più soddisfacente uscire una sera per andare a un concerto, in un pub, comunque in un luogo dove incontrare gente. Certo, il risultato non è garantito, ma almeno si è liberi da questa orribile fatica di swippare, come è stata definita la sindrome di cui hanno cominciato a soffrire gli utenti delle app di dating.

In realtà le ragioni della crisi del settore del dating sono tante, diverse, e forse nemmeno quelle che per ora abbiamo focalizzato. Però è certo che anche la fame di guadagni delle app non ha aiutato.

La scelta di ridurre sempre più le possibilità free, di rendere sempre più costosi i servizi Premium, e più sono efficaci più costano (Tinder ha oggi piani di abbonamento anche a 500 dollari al mese), ha certamente una responsabilità nel calo degli utenti.

Che poi, anche se è assolutamente vero che il numero degli utenti continua a calare, e insieme i ricavi, non si può nemmeno dimenticare che anche solo restando al mercato americano, ancora oggi il tempo medio trascorso in app dagli utenti è di 50 minuti mentre i download si aggirano ancora sui 6 milioni al mese. E se la percentuale di persone che ammette di aver trovato il suo attuale partner in un’app di dating è in calo, il 10% è ancora un dato di tutto rispetto.

Probabilmente si può dire che al netto di tutti i dati, in questo momento stiamo vivendo un momento di incertezze. Da un lato la stanchezza e il calo di tutte le variabili è innegabile, dall’altro le grandi app hanno in mano carte da giocare per ridefinire il concetto di dating e invertire la tendenza.

Quest’anno corre il trentesimo anniversario della nascita del settore del dating, cioè da quando Match.com ha lanciato il suo primo servizio. Naturalmente si trattò di un servizio ancora elementare, basic, ma il 1995 è considerato unanimamente il momento della nascita del moderno dating on line.

Prima di allora si ricorda solo un altro tentativo di andare in questa direzione, e cioè quello operato da due studenti di Harvard che utilizzarono un IBM 1401 per creare un servizio di match chiamato Operation Match. Ma Internet era ancora di là a venire, e si trattò solo di sperimentazione.

In trent’anni il settore del dating si è molto evoluto, ma andando, come detto, solo nella direzione di moltiplicare i guadagni degli operatori. Probabilmente la possibilità di invertire la tendenza sarà tutta affidata alla capacità di diventare user friendly e capire che le foto fisiche non possono continuare a essere il centro del mondo.

A trent’anni di distanza forse bisogna cominciare ad accettare che la fase eroica è finita, che come tutte le novità il dating on line ha esaurito la sua carica di novità e se le aziende vogliono almeno stabilizzare il settore è necessario fornire un servizio decisamente ottimale a costi accettabili.

Soprattutto bisognerebbe che le app cominciassero a capire che non esiste un algoritmo che possa garantire il buon funzionamento di un match fra esseri umani, così come non ne esiste uno capace di garantire il successo di un libro o di un film. Perché le interazioni umane sono cosa complicatissima e sono soprattutto legate al caso, all’umore del momento, a elementi impalpabili, come lo stato d’animo in cui due esseri umani si incontrano. E basta che uno dei due ha avuto un contrattempo o una giornata storta, per rendere quella persona e l’incontro una esperienza disastrosa.

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