Fin dalle prime ore della Convention che negli Stati Uniti ha sancito la consacrazione di Donald Trump quale candidato repubblicano alla Casa Bianca, l’app gay per eccellenza, quella che garantisce la massima velocità di incontri occasionali, Grindr, ha registrato un boom di accessi. Un boom ancora cresciuto man mano che la Convention entrava nel vivo.
La notizia, in sé non sarebbe così eclatante se non fosse che proprio il partito repubblicano, per di più sotto la leadership di Trump, ha sempre registrato un forte tasso di maschilismo e di disprezzo per l’universo LGBTQ+, tanto da dettare, in molti stati, leggi dal sapore ottocentesco.
Ma evidentemente la realtà dei fatti è molto diversa, e dietro la facciata c’è molto, per i repubblicani ovviamente, da nascondere.
Un dirigente di Grindr a proposito di quello che è successo a Milwaukee, sede della Convention, ha parlato del super bowl di Grindr, alludendo al boom di presenze che accompagna la celebre partita di footbal americano che assegna il titolo di campione USA.
Quello che è certo è che Grindr per i troppi accessi è spesso andata down, e che nelle ore della Convention è stata una esplosione di profili aperti in pochi istanti, privi di fotografia o, peggio, con foto senza le testa dell’utente, ma alla ricerca di incontri da bruciare nel giro di pochi minuti.
Ha fatto il giro del mondo il video di un utente che ritrae uno dei presenti, circondato da persone, nel pieno della convention, mentre scorre a ripetizione i profili di Grindr.
Da parte repubblicana, al momento, non si conoscono repliche o interventi su quanto è successo. Al di là della difficoltà di replicare in modo efficace a una notizia come questa, non è difficile immaginare che ci debba essere anche imbarazzo.
In ogni caso i numeri parlano chiaro. E perfino un sito molto autorevole come Downdetector, che traccia le performance delle app e dei siti Internet, ha certificato il boom di accessi nel corso della Convention.
In effetti un repubblicano che ha parlato c’è stato, anche se da tempo, da quando è stato cacciato dal Congresso per aver falsato il suo curriculum, non si può definire un membro dell’establishment del partito: Georges Santos.
Santos ha dichiarato di essere gay, di non aver mai nascosto di esserlo, e che trova assolutamente possibile essere gay e repubblicani. Bisogna vedere che cosa ne pensa Trump e tutta la dirigenza del partito. Non è difficile immaginare che potrebbero non essere d’accordo con Santos.