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Hinge: parla il CEO, Justin McLeod

Lo sappiamo, lo abbiamo detto e raccontato in mille modi nelle ultime settimane. Il settore del dating, almeno come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni è chiaramente in crisi. Tante le ragioni, ricordiamo le più importanti: le nuove generazioni, dopo le chiusure causa Covid hanno voglia di incontri reali e, insieme, o forse ancora di più sono stanche di passare fra contatti tutti uguali, fra incontri che raramente mantengono le promesse iniziali, se non vanno letteralmente in direzione opposta, anche come somiglianza fisica alle foto proposte, per non parlare del ghosting, una azione che sembra destabilizzare oltre dire chi la subisce, con drammatici riflessi sulla condizione psicologica generale.

Nonostante questa crisi si rifletta in un continuo, drammatico calo di utenti, però stranamente tutte le app di dating insistono a mostrare ottimismo per il futuro. L’ultimo caso è Tinder, ne abbiamo parlato nell’articolo precedente a questo di oggi. Magari sarà solo un ottimismo di facciata, potrebbe essere. Certo è che McLeod, fondatore e CEO di Hinge nell’intervista rilasciata a Semafor prova a dare profondità e senso a questo ottimismo.

Secondo McLeod le app di dating hanno l’arma segreta, che poi in realtà tanto segreta non è: l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale sta già aiutando e aiuterà sempre più gli utenti a venire a capo delle esperienze negative, sia inviando suggerimenti per correggere i comportamenti di chi gestisce male i propri match, sia aiutando gli utenti a dialogare al meglio, arrivando al punto, un incontro dal vivo, nel momento giusto per farlo.

Nella concezione di McLeod l’IA sarebbe alla fine una specie di coach sempre seduto a fianco degli utenti e pronta a intervenire nei momenti cruciali. Sempre secondo il CEO di Hinge, match creati grazie alla potenza di lettura dell’IA e condotti con il suo sostegno potrebbero alzare la percentuale di successi.

Una fede decisamente incrollabile nelle app di dating, quella di McLeod, che afferma anche di essere convinto che l’arrivo delle app ha elevato e migliorato la vita delle persone. Se crisi adesso c’è, ci sono anche tutti gli strumenti adatti per governarla, superarla e rilanciare il settore.

A una domanda particolarmente birichina dell’intervistatore, che in fondo tutte queste novità saranno riservate solo a chi può pagare, McLeod ha replicato che non sarà così, che l’arma segreta, l’IA, migliorerà tutto a prescindere, sia i match free che quelli a pagamento e non sarà riservata solo alla seconda categoria di utenti.

Da parte nostra, noi di ReadMeet la vediamo un po’ diversamente. Riteniamo che replicare, come fa McLeod e in fondo come fanno tutte le app mainstream, alla crisi cercando di riproporre, migliorandole, le stesse forme di connessione utilizzate fino a ora non porterà da nessuna parte.

Sì, l’IA, come sostiene McLeod, migliorerà tutto il percorso che porta agli incontri dal vivo, eliminerà i match inutili, ci aiuterà a crearne di efficaci, ci sosterrà nel gestirli, ma un processo così significa che quando due persone si troveranno faccia a faccia, e non ci sarà nessuna IA a sostenere l’incontro, la delusione sarà molto più cocente e, temiamo, ampia di quanto già accade oggi.

Il futuro richiede un modo nuovo di guardare al settore, lontano dalla tecnologia, perché la tecnologia è bellissima, straordinaria, utilissima, ma quando due esseri umani interagiscono, per ora, conta solo la carica umana che sanno esprimere.

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