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In Giappone sempre più serio il dating di stato

Ricordate? Ne avevamo parlato qualche tempo fa: il Giappone sta conoscendo un terribile calo demografico e il governo sta facendo di tutto per contrastarlo. Fra le misure scelte, c’è quella di dotarsi di un’app di dating, per permettere alle persone di incontrarsi utilizzando uno strumento che, sulla carta, dovrebbe dare molte più garanzie di serietà e di tutela della privacy di quanto fanno i grandi player commerciali.

Bene, per ora non sappiamo bene quali siano i risultati, e quante coppie sono nate e si sono sposate grazie all’app di stato, ma possiamo dire che il progetto prosegue, anzi, è ancora più implementato con l’introduzione dell’IA per meglio organizzare e creare i match.

Ma andiamo con ordine.

L’esempio del governo è stato subito seguito anche da molte amministrazioni locali. Non è chiaro perché, ma in questo momento 31 delle 47 province giapponesi offrono servizi di dating. Non sappiamo nemmeno, ma contiamo di aggiornarvi presto, in cosa si differenzino l’uno dall’altro, e perché l’amministrazione ritenga utile avere così tante app. Fatto sta che così è.

L’unica però, al momento, ad aver inserito l’IA nell’app, e a costruire i match partendo da questo nuovo strumento, è proprio il governo centrale. E sarà interessante vedere i risultati, perché il percorso per utilizzare l’app è molto diverso da quello abituale. Insomma, in Giappone per utilizzare l’app di stato non basta scaricarla, creare un profilo e swippare a destra e a manca.

Intanto, iscriversi è decisamente complicato, e il sistema permette di azzerare troll, scam, fake. D’altra parte vorremmo vedere. Il cittadino che intende utilizzare il servizio deve prima di tutto avere una videocall con un funzionario, che gli sottoporrà un questionario molto elaborato e strutturato. Poi l’aspirante utente dovrà dimostrare il suo stato civile e condividere la sua dichiarazione dei redditi. Solo allora otterrà il visto. E soprattutto, potrà approfittare dei capillari servizi a disposizione dell’amministrazione per proporre i match.

Non sappiamo, ma non ce ne stupiremmo dato che siamo in Giappone, se gli utenti che dopo un certo periodo di tempo non sono ancora convolati a nozze sono passibili di multe o di qualche altra punizione.

Scherzi a parte, riteniamo che non ci sentiremmo esattamente a nostro agio in una situazione del genere, trovandoci in balia di un governo che vuole solo farci sposare e, soprattutto, figliare.

Ah sì, quasi dimenticavamo, indicativo anche il nome scelto per questa app, quella centrale, almeno: Tokyo Enmusubi, che significa legare i destini. L’app non è totalmente gratuita, anche se il costo è irrisorio, 11.000 yen, circa 76 dollari ma vale per due anni. Sullo store di Google, l’app vanta solo oltre 1.000 download, un po’ pochini, ma stiamo cercando dati più chiari.

Vedremo se anche in Europa qualche politico lungimirante, chiaramente stiamo scherzando, penserà a proporre soluzioni simili per il nostro calo demografico.

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