Tutto è partito da una denuncia effettuata da una delle vittime, una donna di Savona che per mesi ha creduto alle parole di un finto innamorato e versato denaro su diverse carte di debito prima di aprire finalmente gli occhi e rivolgersi alla polizia.
Ma la signora, di cui non si conosce il nome, non è stata la sola vittima, visto che sulle carte di debito delle sette persone al momento indagate, in pochi mesi è transitato quasi un milione di euro.
Fatto sta la denuncia ha messo in moto una complessa macchina investigativa che ha coinvolto la polizia di Savona e Genova, coordinate dal Servizio Polizia Postale e per la sicurezza cibernetica di Roma, con la collaborazione dei centri operativi di Roma, Bologna e Firenze e delle sezioni operative di Modena e Viterbo. Le indagini hanno portato a perquisizione in casa di sette indagati e al sequestro di materiale e varie carte di debito.
Il sistema utilizzato dai presunti truffatori era quello ormai tristemente collaudato, nel web: aprivano falsi profili social e li utilizzavano per contattare, con diverse scuse, donne selezionate secondo caratteristiche utili a raggiungere l’obiettivo.
Dopo aver finto di intrecciare relazioni affettive, i presunti truffatori cominciavano a chiedere soldi e se o quando la vittima provava a sottrarsi alle richieste, passavano alle minacce, cioè di diffondere materiale spesso di carattere erotico ottenuto da quelle che fino a poco prima pensavano di essere partner.
La polizia postale, come sempre in questi casi quando è possibile, non ha reso noto su quali social operavano i truffatori, ma non è difficile immaginare che si trattasse di app di dating, in primo luogo, così come dei principali social.
Ma in fondo non è importante sapere la lista dei social o delle app coinvolte. Quello che è importante è ricordarsi di non condividere materiale fotografico intimo o personale con profili dei quali non si è appurato, in maniera definitiva, l’autenticità e la correttezza.