Quante volte aveste pensato che avreste voluto essere nella testa del vostro, della vostra partner, per vedere che cosa pensava realmente e, soprattutto, per vedere come ragionava. Ne hanno fatto perfino un film, su questo desiderio, Cosa vogliono le donne.
Ebbene, tutto questo potrebbe diventare realtà, cioè, realtà virtuale. Potrete entrare nel testa di un partner, sia pure virtuale. Il tutto grazie all’intelligenza artificiale, capace di elaborare modelli linguistici sempre più simili ai percorsi seguiti dagli esseri umani.
In realtà l’ambito di applicazione di questo tipo di modelli è molto più serio della semplice gestione di un partner, ma questo non impedisce che sono sorte una marea di startup che propongono, appunto, partner virtuali. Anzi, l’ultima frontiera, è quella di rendere perfino visibili i ragionamenti alla base delle frasi pronunciate.
È questo il caso di startup come Dippy, che oltre a utilizzare un proprio modello linguistico lo ha reso anche open source, cioè chiunque ha le competenze necessarie può implementarlo e migliorarlo.
Dippy, come Character.AI e Replika, sono ottime soluzioni non solo con chi vuole divertirsi con questi giochetti, ma anche per gli appassionati di giochi di ruolo, proprio perché aiutano a capire i processi dietro le parole e, nel caso umano, le azioni. Ma attenzione a non esagerare sul lato compagnia.
Dippy ha reso noto che l’app ha 50.000 utenti al giorni che vi passano mediamente un’ora del loro tempo. Non è poco.
La cosa interessante è che contrariamente a quello che si pensava, cioè che la maggioranza degli utenti di questo tipo di app sono uomini e con poche competenze, quindi oggi con reali difficoltà a costruirsi una vita di relazione, il 70% degli assistenti creati sono uomini, il che significa che a usare le app dovrebbero essere in maggioranza le donne. Oppure che molti uomini scelgono di avere un partner maschile, con tutto quello che questo significa sulla narrazione della sessualità di questi anni.
Comunque i partner digitali di ultima generazione sono sicuramente un bel passatempo, ma a condizione di non farcisi risucchiare dentro. Anche perché le reazioni e le parole umane hanno sempre alle spalle un grado di emotività e di sentimenti che, perlomeno al momento, il digitale non è capace di rendere e inserire nei propri prodotti.
Quanto a ReadMeet, su questo tema la scelta è già stata compiuta, come potete immaginare. Noi siamo per le reazioni vere, vive. Il digitale è solo un capitolo del percorso per costruirle. E più è breve, meglio è. Altra cosa, chiaramente, che il digitale accompagni una relazione, ma questa è un’altra storia.