Chi ha più di 40 anni le ricorda bene, erano delle chatroulette che per molti anni hanno imperversato promettendo incontri a raffica e tutti molto simili a quelli che si potevano fare dal vivo. Anzi, il più famoso di questi siti si chiamava esattamente così, Chatroulette.
Detto in poche parole, gli utenti che accettavano di giocare, partecipavano a una specie di roulette, ogni 5 minuti, ma in alcuni casi anche meno, cambiava il partner che avevano di fronte. E non c’era modo di protrarre l’incontro. Pochi minuti, quindi, per attrarre, conquistare, capire se era il caso di scambiarsi, o meglio ancora di cedere, dei rifierimenti telefonici o social per reincontrarsi altrove.
Chi ha avuto modo di vivere quella stagione, ricorda bene l’adrenalina che accompagnava il momento in cui si entrava nel sito, quale che si era scelto.
Che cosa succederà? Incontrerò una persona piacevole? Che la vale la pena di ritrovare?
Ebbene, tutto questo, in pochi mesi, è diventato una specie di incubo popolato di genitali maschili esibiti in primo piano o in una specie di Onlyfans antelitteram nel quale ragazze giovani e avvenenti mostravano quello che era necessario come antipasto per ritrovarsi, a pagamento, in altri siti. E questo tipo di incontri, a carattere sessuale, erano il meno. È successo anche di peggio, ma lasciamo perdere.
Così come erano apparse, queste roulette sono scomparse.
Oggi qualcuna vivacchia senza infamia e senza lode, ma fondamentalmente sono fenomeni di nicchia, certamente non sono utilizzate per quello per cui erano nate, fare dating.
Ebbene, ultimamente qualcuno ha pensato bene di sfruttare il fatto che la Generazione Z non ha vissuto quella stagione per provare a rilanciare queste roulette. E per evitare di avere gli stessi effetti devastanti della precedente stagione, forte dell’esperienza passata, le nuove roulette stanno provando a mettere in pratica delle strategie di contenimento delle azioni peggiori.
Lo strumento principe, chiaro come il sole, è l’uso dell’intelligenza artificiale, ma anche altre strade sono in via di sperimentazione. Tutte sono tese, però, non nell’impossibile impresa di impedire, quanto di intervenire il più presto possibile, prima che utenti scorretti facciano troppi danni.
Staremo a vedere che cosa succederà.
Quello che è certo, è che la maggioranza di chi si avvicina a queste nuove app è giovanissimo. Lo ha dimostrato, sulla sua pelle, Linda Kim, CEO di Azel, l’app che più di altre si sta sforzando di rilanciare il settore.
Racconta Kim che per poter meglio capire il settore e le dinamiche, aveva preso l’abitudine di frequentare la sua roulette spacciandosi per una comune utente.
Ebbene, più di una volta si è sentita dire perché una persona così vecchia frequentava un’app chiaramente destinata ai giovani. Peccato che Kim, anche se non di primo pelo, così si diceva una volta, non sia poi così vecchia da giustificare questa sorpresa e queste parole.